Asmara è il nome della capitale dell’Eritrea, la città fu sotto il dominio coloniale italiano dal 1889 al 1941. Difficile sapere quando fu attribuito alla costruzione, il cui portico si affacciava verso sud – nel ristorante Sarius, oggi, è rimasta la pompa dell’acqua, perfettamente conservata, a ricordo di quei tempi.
Nei primi anni Sessanta, il nonno di Antonio Severgnini, Angelo, portava il figlio Giuseppe, che aveva cinque o sei anni, a vedere il posto. Il bambino – oggi il giornalista e scrittore Beppe Severgnini – ricorda un contadino piccolo, robusto e taciturno, che conduceva un carro tirato da due grandi cavalli, attravaverso il bosco, a folle velocità. Una figura misteriosa, di cui non è riuscito a sapere altro.
La proprietà agricola venne acquistata negli anni Sessanta da Angelo Severgnini e da un socio, Angelo Cabini. Il terreno, non distante dal fiume Serio, era ghiaioso. E la ghiaia di quella qualità era molto richiesta nell’Italia dei primi anni Settanta, in pieno boom edilizio. Così fu autorizzata una prima cava, duranta qualche anno, che creò un lago di acqua sorgiva: un bellissimo specchio d’acqua di circa due ettari, in mezzo alla natura.